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Profezie autoavveranti

Molti medici sanno quanto le convinzioni mentali e le emozioni dei loro pazienti giochino un ruolo importante nel processo di recupero della salute. Ippocrate stesso affermava: «Un paziente mortalmente malato può guarire, purché convinto della bravura del suo medico».  Assioma confermato da numerosi studi che hanno dimostrato che chi ha fiducia nel proprio medico e crede nelle cure che sta facendo ha l’effetto placebo  o  nocebo, non è affatto quello che le case farmaceutiche hanno tentato di farci credere, e rimane un fenomeno molto incompreso in ambito scientifico e materialistico e viene manipolato dalle case farmaceutiche.
In realtà, l’effetto placebo è un gioco della mente, una forma di auto-suggestione che può condizionare profondamente i nostri stati di sofferenza o di benessere, cosi come influenza in maniera determinante gli esiti di una terapia.  Non si tratta più di farmaci o sostanze materiali, ma dell’atteggiamento e delle parole stesse del medico o del terapeuta.  I medici sensibili ed empatici sanno quanto le loro parole e atteggiamenti possano favorire un miglioramento nello stato di salute dei loro pazienti, e addirittura, la loro guarigione!  Altri medici, imbrigliati dal sistema dei protocolli o dalla corsa al potere, sono inconsapevoli dell’impatto delle loro parole. Ho ricevuto al riguardo così tante testimonianze deplorevoli dai miei pazienti oncologici, che ho dovuto faticare non poco per ridestare la speranza e il potere nei riguardi della loro salute.

Come formatrice, penso che sia urgente e indispensabile fornire nuovi strumenti di comunicazione ai medici, soprattutto agli oncologi, che più direttamente hanno a che fare con la Vita e la Morte, con la Speranza e la Rassegnazione, con temi esistenziali o spirituali di immensa portata. E sono proprio loro, i meno preparati, allo stato attuale. Hanno, come attenuanti, una formazione universitaria e accademica di stampo materialistico e riduzionista che esclude temi di cosi vasta portata, solitamente delegati agli psicologi e ai preti. Loro stessi sono molto impauriti dalla morte e si trovano impreparati a supportare i pazienti terminali, che vengono cosi affidati a specialisti di cure palliative. Essi sono anche le vittime di un sistema che esclude una loro impronta personale e che ostacola una loro propria creatività, costringendoli ad obbedire a criteri unilaterali e a virtuosismi tecnologici di una medicina che, di umano, ha ben poco da offrire.
Il modo migliore per loro di pervenirci e cominciare a trattare i loro pazienti come vorrebbero loro stessi essere trattati nella medesima condizione. Il buon medico deve pensare anche “da paziente”.
Evidentemente qualcuno sembra accorgersene, visto che oggi si parla molto di umanizzare la medicina. Ma, tra il dire e il fare, c’è ancora molta strada da percorrere, che richiede una consapevolezza altra. Inoltre gli ospedali dovrebbero ritornare ad essere ospedali e non più aziende!
Il medico ha una responsabilità immensa. Il malato che a lui si affida lo ritiene un’autorità e quindi darà alle sue parole e proposte un grande potere di suggestione. Presuntuose prognosi di 3 o 6 mesi di vita arrivano come “profezie” al malato che, se le accetta per buone, permetterà loro inconsciamente di avverarsi. In tal caso, non ci sarebbe alcuna differenza tra uno stregone del Gambia e un medico di New York. Quando lo stregone manda il malocchio a qualcuno della tribù, dicendogli che domani a mezzogiorno morirà, il giorno successivo a mezzogiorno in punto (l’inconscio è sempre preciso), misteriosamente il malcapitato, che era sano, si lascerà mangiare da un leone. Alla stessa stregua, quando un medico sentenzia “6 mesi di vita”, il paziente probabilmente realizzerà la profezia.  Non per un naturale decorso biologico ma per auto-suggestione o, se preferiamo, per auto-ipnosi.
Il nostro corpo, benessere e salute sono il prodotto delle nostre credenze e giudizi, delle nostre paure e dei nostri desideri. Ciò che crediamo essere la realtà è sempre una costruzione mentale. Sono interpretazioni che derivano da convinzioni, credenze, pregiudizi, credi, generalizzazioni, dogmi nostri o imposti da altri (scienza, religione, politica, economia etc.). Con i nostri pensieri e convinzioni o con quelli degli altri creiamo costantemente lo scenario della nostra vita. Creiamo sia il copione di ciò che desideriamo vivere sia quello di ciò che più temiamo. Le credenze e le parole del medico hanno un’influenza diretta sul nostro stato di salute. Possiamo accettarle se sentiamo che sono benefiche e ci danno energia e speranza. Possiamo rifiutarle, se notiamo che ci fanno stare male e ci precludono la speranza. Rimaniamo noi i principali  artefici della nostra salute!

Marie Noelle Urech

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