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Il potere del cambiamento

“Se vuoi fare ridere Dio,
raccontagli i tuoi programmi.”

(Detto Indù)

Siamo già esperti del cambiamento e del morire. Non lo siamo altrettanto del vivere e questo è il punto su cui inciampiamo tutti.
Nel corso di una vita, moriamo tante volte. Basta pensare a tutti i passaggi e cambiamenti importanti della vita. Il bambino si trasforma in adolescente, l’adolescente in adulto. Ci si sposa, si hanno dei figli, si cambia paese, città, casa, partner, si invecchia, e un bel giorno dovremo prendere seriamente in considerazione il nostro passaggio ad altri piani di esistenza.
Tutti questi passaggi che segnano la nostra crescita ed evoluzione possono compiersi perché qualcosa muore e si trasforma. Sono tante le piccole morti che marcano, come pietre miliari, il nostro percorso verso più saggezza e più amore.
Non ci può essere il nuovo se qualcosa di vecchio occupa spazio nella nostra vita. Questo si applica a tutti gli aspetti della vita: le relazioni, gli oggetti, i pensieri. I problemi nascono laddove c’è attaccamento a vecchie forme di pensare, di amare, di avere, di essere. La nostra reazione al cambiamento è generalmente soggettiva e si differenzia da un individuo all’altro.
Un cambiamento quale un trasferimento in un’altra città, ad esempio, potrà essere vissuto positivamente da qualcuno e interpretato come una opportunità di espansione e di crescita. 

Per un altro soggetto, invece, potrà essere fonte di stress, essendo interpretato come un distacco, un allontanamento dalle persone care, oppure sarà affrontato con la paura dell’ignoto.
I nostri modelli interpretativi ci condizionano al punto da rendere gli eventi ordinari della vita una sfida, una pressione, un peso oppure una opportunità, il compimento dei nostri desideri. I nostri modelli interpretativi derivano solitamente dai condizionamenti educativi, culturali e religiosi ricevuti oltre a quelli sociali, e a cui ci sforziamo di adattarci perche’ “è cosi che si fa”. Possono anche derivare da esperienze traumatiche passate, memorizzate come “situazioni spiacevoli da evitare”.
Emozioni sgradevoli quali la paura, la rabbia, la solitudine, l’impotenza sono il campanello d’allarme che ci avverte che qualche situazione non è ben accetta da noi, anche se ci sforziamo di adattarci.
Quindi non è il cambiamento di per sé a causare dolore o piacere, ma la nostra reazione ad esso, originata dalla chiave di lettura adoperata per interpretarlo. Alcuni cambiamenti esterni possono fungere da catalizzatori su una situazione già compromessa dal fatto che da molto tempo non riuscivamo a soddisfare i nostri bisogni fondamentali. Altre volte, facciamo fronte a una successione di cambiamenti non desiderati che attiva in noi una tensione continua. Il cambiamento è inevitabile perché è movimento, e la vita stessa è ciclica.
Come le cellule del nostro corpo muoiono e si rigenerano, i nostri modelli interpretativi possono rigenerarsi e aprire la porta a ciò che è essenziale per la nostra felicità e crescita spirituale.

Per innescare un cambiamento sociale, il cambiamento individuale è al cuore della formazione Ccms.

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