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Essere osservatori della realtà

Nell’avvicendarsi dei tanti cambiamenti che hanno costellato gli ultimi due anni, assistiamo allo sgretolamento di tutte le basi della nostra società industrializzata. Anche le varie religioni monoteiste stanno perdendo piede e credibilità oppure giungono a vari estremismi. Per due anni, siamo stati sballottati tra pensieri contrastanti, decisioni estreme, notizie fuorvianti o false, abbiamo aperto la porta alle nostra paura più grande: quella della morte.

La nostra vita è diventata precaria, confusa, sospesa nelle incertezze. Quelle transizioni epocali  che in passato duravano secoli o decenni, oggi si attuano nell’arco di pochi mesi. Ciò che è più facile, è lasciarsi portare dall’onda emotiva e mentale che accompagna questa accelerazione.  Ma ciò ci rende fragili e manipolabili, ci porta alla separazione dagli altri, genera conflitti e divisioni.  Si rende più che mai necessario mettersi nella posizione dell’osservatore e osservare questi drammi da una posizione distaccata e neutra.

L’osservatore rimane centrato e presente a se stesso. Sa di non potere cambiare processi più grandi di lui, ma sa che li può influenzare con il suo pensiero. È consapevole che deve partire da se stesso per portare semi di cambiamento, unire le persone attraverso un ideale comune. Vive nella fede che la Vita ha una saggezza più grande di qualsiasi essere umano e cerca sempre nuovi equilibri.  L’osservatore guarda alle sue emozioni di paura e di impotenza, alle sue convinzioni di non farcela, e sorride. L’osservatore vede anche ciò che è essenziale e positivo per costruire una nuova realtà. Sa di potere sostituire ciò che osserva con altre immagini. L’osservatore si concentra nel suo potere. E quando sarà il momento giusto, entrerà in azione.  La pratica dell'osservavatore-testimone è al centro della formazione Ccms