Secondo la dietetica Ildegardiana, non esistono alimenti sempre buoni per tutti o altri da evitare a priori. Per tanti anni si sono condannati i grassi paventando il famigerato colesterolo. Successivamente una fiorente industria di prodotti “light”, con grassi alternativi e statine hanno pervaso il mercato, inducendo le persone ad ingerire altre sostanze inutili o forse più dannose. Oggi sono stati rivalutati il burro crudo e altri grassi come ingredienti fondamentali nella costruzione delle proteine, della guaina che protegge i tessuti nervosi, del la coagulazione del sangue, della protezione termica del corpo. Al colesterolo sono state trovate altre cause come lo zucchero, i carboidrati complessi (gli amidi), lo stress, il tabacco.
Le nostre esigenze energetiche in termini di alimentazione cambiano nel corso delle stagioni e in funzione dell’età. La dietetica Ildegardiana utilizza tutti gli alimenti (vegetali e animali), scegliendoli in base alla costituzione e condizione energetica della persona, della sua età e delle stagioni. Il corpo è un microcosmo che riflette le stesse leggi del macrocosmo. Per Ildegarda, l’alimentazione è prima di tutto una questione di energia, di frequenze. La scelta degli alimenti deve quindi tenere conto delle sottigliezze, ovvero della loro qualità vibratoria, dell’energia della stagione ma anche della nostra stessa energia con cui il cibo entra in relazione. Questi concetti fondamentali della medicina antica e medievale, li ritroviamo alla base della MTC e dell’Ayurveda. Ai tempi di Ildegarda, si classificavano le proprietà dei cibi tra caldi e freddi, secchi e umidi. A seconda dei casi sarà opportuno privilegiare alimenti riscaldanti oppure alimenti raffreddanti. Ildegarda considerava la madre di tutti i morbi l’accumulo di catarro e muco nelle varie parti del corpo (polmone, milza, stomaco e intestino). In caso di accumulo di muco potrà essere utile introdurre alimenti diaforetici o drenanti (in caso di stasi di liquidi), mentre si assumeranno alimenti umidificanti in caso di eccesso di calore e di secchezza del corpo. L’industrializzazione del settore alimentare, il mercato delle diete e degli integratori ci hanno allontanati da questa visione. Siamo tutti unici, con la nostra storia, cultura, religione, carattere, complessione, territorio di provenienza. Dobbiamo tenere conto di tutto ciò che siamo quando ci nutriamo, ovvero delle nostre “memorie”. È risaputo, ad esempio, che i Cinesi e gli Africani presentano una forte intolleranza al lattosio ma gli Americani bevono il latte come l’ acqua. I Francesi mangiano pochi amidacei e più carne, formaggi e verdure e sono più magri rispetto ad altri popoli europei. Gli Inglesi non hanno problemi di colesterolo pur mangiando un uovo o due ogni mattina a colazione con la pancetta fritta. I Giapponesi di Okinawa vivono fino a 120 anni, nutrendosi di alghe, di alcuni frutti e piante, di pesce e riso, e avendo una vita attiva e sociale intensa. La vita una volta era più attiva, si camminava di più, c’erano più lavori manuali. Oggi siamo seduti dietro ad uno schermo per ore, e mangiamo troppo. Le porzioni di cibo in occidente eccedono il fabbisogno reale. I cibi che ingeriamo hanno spesso perso la loro vitalità per i lunghi trasporti e immagazzinaggio. Contengono pesticidi e farmaci. Mangiamo fragole d’importazione a Natale. La nostra unicità, lo stile di vita, l’età, la nostra relazione con i cicli stagionali sono fattori che vanno presi in considerazione se vogliamo recuperare una relazione sana con il cibo e con il nostro corpo. Il nostro corpo è prezioso. Non lasciamolo alle mani delle multinazionali del cibo. Impariamo ad ascoltare i suoi veri bisogni, onorando la sua intelligenza che segue i cicli della Natura.