Ieri i nostri social come FB, whatsapp, messenger sono rimasti bloccati per varie ore. È il secondo “down” di facebook dopo quello di marzo 2019 dove l’interruzione è durata soltanto 45 minuti e quindi è passata quasi inosservata. Questa volta, improvvisamente per parecchie ore, siamo rimasti tagliati fuori dal mondo. Due tendenze si sono delineate nelle reazioni delle persone: chi si sentiva frustrato, impedito, arrabbiato, isolato. Chi invece ha percepito una qualità del tempo diversa e ha colto il segno di riprendere le relazioni umane dal vivo. Comunque sia, siamo stati messi di fronte alla vulnerabilità del mondo immateriale degli algoritmi che è costata vari miliardi all’azienda di Z. C’è anche una altra riflessione da fare. Quando un dominio o un impero si allarga troppo, la Storia ci insegna che esso diventa molto più difficile da controllare e i suoi confini sono più esposti. Lo abbiamo visto con l’Impero romano, quello macedone di Alessandro, quello ottomano, quello russo, quello austroungarico per citare quelli più vicini a noi. Lo stesso principio regola la digitalizzazione e il mondo dei social. Più si espande il proprio dominio, più si diventa vulnerabile ed incapaci di blindare l’immaterialità delle informazioni. Il monarco assoluto di questo impero è stato troppo ingordo nella sua brama di controllare tutto il pianeta attraverso i suoi algoritmi. Un granello di sabbia ha fermato l’ingranaggio portando a delle perdite economiche consistenti oltre a quella di una quantità inimmaginabile di informazioni recuperate con gran fatica. Ma anche per noi tutti, è stato un evento il cui simbolismo ci fa meditare, inserendo l’evento nel contesto attuale. Il futuro che questi nuovi imperatori della comunicazione ci stanno prospettando sarà sempre più smaterializzato. Da una parte i social ci hanno spalancato le porte su un mondo senza confini e ci ha connessi a livello mondiale. Ma quello che poteva essere un servizio straordinario e uno strumento meraviglioso è diventato nel tempo un arma di controllo, di censura, di marketing dove noi, utenti, siamo diventati semplici codici numerici da profilare per aumentare il consumismo e i profitti. Questa trasformazione in equazioni di tutto ciò che siamo e di ciò che abbiamo, rischia di farci perdere la connessione alla fisicità del mondo e a quella del nostro corpo, e di conseguenza ci fa perdere la fisicità delle relazioni umane. Siamo diventati così dipendenti dai social che, senza rendercene conto, siamo scivolati in un mondo ologrammatico in cui interagiamo come ologrammi di noi stessi. Tra le altre cose, la nuova sfida che il Fondatore di FB si prefigge è di farci interagire e lavorare nella realtà virtuale. Se da una parte il progresso tecnologico è inarrestabile, dall’altra dobbiamo renderci conto del prezzo che ci costerà : la nostra vita e sanità mentale. Pertanto, incidenti di percorso come quello successo ieri, è rassicurante e ci dà qualche possibilità di riappropriarci della nostra fisicità e affettività.