La tendenza a cercare dei colpevoli a cui addebitare i nostri errori è un fenomeno noto e diffuso a livello sociale e individuale. Si chiama “cercare un capro espiatorio”. Risale ad un’antica usanza del popolo ebraico che consisteva a sacrificare un capro al vendicativo Iawe, dopo avere trasferito simbolicamente su di lui tutti i peccati e i mali della comunità. Il capro veniva portato nel deserto e lapidato fino alla morte. Ci sembra oggi una cosa terribilmente barbara e arcaica che rivolterebbe gli animi sensibili, gli animalisti e gli ecologisti. Tuttavia continuiamo a farlo con le persone al posto del capro. Il capro espiatorio può essere una persona o un gruppo sul quale vengono proiettate delle colpe che non possono essergli attribuite per sollevare qualcun altro dalle proprie responsabilità. Oggi, diversi gruppi portano lo stigma del capro espiatorio. È il caso degli immigrati o delle minoranze sociali su cui una parte della società scarica il proprio disagio, le proprie paure, la propria ombra. Molti leader politici, soprattutto in tempi di crisi, sfruttano politicamente e senza scrupoli questo meccanismo per distogliere l’attenzione dalle proprie carenze eludere la loro responsabilità, addebitandola ad altri. All’improvviso, persone che vivevano democraticamente, uniscono le forze contro quel “ nemico designato” che incarna la fonte di tutti i loro mali, con gravissime conseguenze per l’intera società. Una volta sono state le donne/streghe, i neri, gli ebrei, i rom, gli stranieri ad essere perseguitati o inquisiti. Non è difficile capire quale è la minoranza designata all’ordine del giorno. Basta leggere le disposizioni restrittive attuali messe in atto, che rievocano l’apartheid e le leggi razziali di triste memoria. Ancora una volta, un capro espiatorio è stato designato per coprire il fallimento e gli errori del Re Nudo. Chi non obbedisce, viene escluso e punito. In questo triste gioco sociale, tutti sono colpevoli: chi ha designato il capro, chi ne ha accettato il ruolo, chi partecipa e sostiene l’inganno: giornalisti, magistrati, gente che non pensa, pecore docili. Tutti colpevoli di acconsentire a questo gioco di massacro! C’è ancora speranza di cambiare questo tipo di manipolazione sociale? La Storia insegna che ci sono dei meccanismi perversi che la società continua a reiterare, con tante di commemorazioni, di anniversari, di corone, per cancellarne l’orrore. Ciò nonostante, pregio o debolezza che sia, rimane sempre la speranza. Quella che emerge davanti al forte risveglio delle moltitudini in tutto il mondo e che permetterebbe di mettere la parola fine ad questa folle narrazione comunque destinata all’oblio.