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Una mistica accalamata e temuta

Nei suoi scritti, troviamo spesso alcune dichiarazioni di Ildegarda in cui si professa “incolta”,  non essendo stata istruita secondo i canoni medievali , e di avere ricevuto le sue conoscenze musicali e scientifiche direttamente da Dio. Tuttavia, la  formazione intellettuale di Ildegarda va esaminata con occhio attento e spirito critico. La società del XII secolo era sotto il dominio della Chiesa, e la conoscenza era accessibile ai soli uomini, in particolare nei monasteri dove venivano istruiti nelle arti liberali precluse alle donne. Per quanto fossero incontestabili, le sue visioni non erano l’unica fonte del suo sapere. I conventi e i monasteri erano i templi della cultura e della conoscenza dell’epoca.  Monaci e monache  ricevevano una formazione e una educazione accurata mentre il resto della popolazione, molti nobili compresi,  era analfabeta e non accedeva alla lingua colta: il latino.  Ricordiamo anche che i monasteri sono stati i primi ospedali della storia. Tutta la formazione medica di Ildegarda proviene quindi dalla prassi derivante dai numerosi testi scientifici tradotti e custoditi nei monasteri: i trattati di Galeno che egemonizzarono la medicina, in tutti sensi, fino al XVI secolo;  il Canone Medico di Avicenna, un'enciclopedia medica scritta all'incirca nel 1030, che sintetizza la medicina greca, l’Ayurveda e la medicina islamica.  Il Canone Medico divenne un testo basilare nell'istruzione medica in Europa, fino al periodo moderno. I testi di Trotula della Scuola Salernitana hanno certamente fornito a Ildegarda le sue conoscenze sull’ostetricia e le malattie delle donne.  Al resto della sua formazione scientifica,  contribuì la prassi giornaliera, l’esperienza diretta e l’osservazione.  Quindi, queste sue ripetute dichiarazioni suonano più come un’abile strategia per sminuire agli occhi del clero maschile la sua intelligenza superiore, assettata di conoscenza e nutrita a piene mani dai libri tradotti nei monasteri. Il suo titolo di Profetessa del Reno le conferì uno status privilegiato che le consentì di predicare in pubblico e di praticare esorcismi, un ruolo riservato soltanto ai sacerdoti maschi. Nonostante la considerazione di cui godeva in tutta Europa, Ildegarda fu un personaggio scomodo per la Chiesa sia per lo splendore della sua presenza sia per l’ampiezza del suo ruolo politico. Il fatto che una donna avesse tanta autonomia e potere non era ben tollerato. Questo spiega perché abbiamo aspettato più di ottocento  anni per la sua canonizzazione.  Il protocollo di canonizzazione fu scritto tra il 1233 e il 1237. Il processo fu iniziato da papa Gregorio IX (1237-1241), ma sospeso dal suo successore Innocenzo IV (1243-1254). Cinquant’anni dopo, fu riaperto da Clemente V (1305-1314) e da Giovanni XXII (1316-1334), giungendo però solo alla concessione di celebrare la sua festa nei monasteri di Rupertsberg e di Eibingen e successivamente in qualche altro monastero benedettino. Ma Ildegarda era ormai entrata nei cuori e nella Storia e fu decretata Santa vox populi ancora prima che Papa Benedetto XVI decise di renderle giustizia, consacrandola Dottore della Chiesa.

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