I valori perduti dell’Occidente
Gli ultimi eventi mondiali risuonano ancora dentro di noi, lasciando spazio ad una riflessione più calma, meno emotiva e più profonda. Il fenomeno dell’ISIS ci richiede un esame attento perché sarebbe ingenuo credere che sia il frutto mostruoso nato dall’unione di un pugno di fanatici in qualche parte del Medio Oriente. In realtà è anche una nostra creatura, un bubbone che si è creato su un organismo malato e indebolito, come lo è oggi l’Occidente. Nel 1917, un filosofo tedesco, Oswald Spengler pubblicò “Il tramonto dell’Occidente” dove sosteneva che tutte le civiltà attraversano un ciclo naturale di sviluppo, fioritura e decadenza, e che l'Europa, vittima di un angusto materialismo, del caos urbano e succube di un industrialismo forzato , si trovava nell'ultimo stadio: l'inverno di un mondo che aveva conosciuto stagioni più fruttuose. L'Europa, a meno di riuscire a purificarsi e ripristinare i suoi valori spirituali e il suo ceppo originario, sarebbe caduta preda di politiche selvagge e di guerre di annientamento. Questo messaggio risuona tuttora profetico. Tutto ciò che succede sotto ai nostri occhi ci costringe a rivedere quei valori spirituali che l’occidente ha portati nella storia del mondo: democrazia, diritti civili, diritti delle donne, libertà di pensiero e di opinione, integrazione, gestione dello Stato in modo equo e giusto fra tutte le classi sociali, ricerca della felicità, potere al servizio dei cittadini, suffragio universale, laicità dello Stato, indipendenza di tutte le religioni, ecc. Furono i Greci a generare il concetto stesso della democrazia e Pericle, leader della democrazia ateniese, era orgoglioso della costituzione democratica e della sua originalità, unica forma politica capace di coniugare la libertà e l'eguaglianza dei cittadini. La democrazia è “idealmente” una grande scuola, un vero e proprio sistema di città educante, permanentemente attiva, capace di accrescere e nobilitare le qualità morali dei cittadini.
Purtroppo, arrivati al terzo millennio, possiamo constatare che le nostre qualità morali non sembrano così accresciute alla luce della corruzione vigente nello Stato, della manipolazione dei cibi e dell’agricoltura, degli scandali finanziari delle industrie automobilistiche, farmaceutiche, belliche, calcistiche per citare quelli più valorizzati dai media. Sembra che l’Occidente non abbia saputo custodire adeguatamente i suoi valori più importanti, perdendosi nella globalizzazione, nell’ industrializzazione sfrenata, incentrata più sulla produzione e il consumo che sulla qualità dell’Essere. Per forza! Abbiamo delegato la missione di democratizzazione nelle mani di oligarchie politiche che, anziché mettersi al servizio dei cittadini, la utilizzano in maniera camuffata per esercitare maggiore controllo su di noi. Dobbiamo prenderne atto, è iniziato un processo di decadenza, il “tramonto” annunciato da Spengler, che si evince anche nella perdita del Sacro e nella conseguente spasmodica ricerca di una trascendenza che si esaurisce nell’abuso di droghe, alcool, tabacco o altre forme di dipendenza. L’Occidente ha tradito il suo scopo e, indebolito ed ammalato, ha lasciato spazio a virus pericolosi, esattamente come lo fa un sistema immunitario indebolito da eccessi di ogni genere. Ora deve prendere atto degli stigma della sua auto-defezione e cercare di riprendersi. Il fanatismo aberrante dell’ISIS è l’incubo che ci deve destare dall’anestesia in cui siamo sprofondati. Ci spinge a trovare nuove regole morali che diano uno scopo alla nostra vita e un nuovo senso di appartenenza alla cultura e alla società. Ci impone il ritorno alla sacralità del nostro Essere e a quella della Natura, alla solidarietà sociale, alla libertà di scelta. Il processo di democrazia che abbiamo installato è ancora giovane e imperfetto, e necessita di una continua crescita e maturazione ma soprattutto di maggiore consapevolezza e responsabilità da parte di tutti. Non sono i terroristi che dobbiamo temere, ma le nostre zone fragili che permettono a tali fenomeni di prodursi e di minacciare le nostre più belle conquiste. Dobbiamo altresì temere i focolai di intolleranza e di radicalismi che noi stessi generiamo, sotto il giogo della paura. Diceva John Kennedy :«Puoi anche non occuparti di politica, la politica si occuperà comunque di te».
Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Per perfezionare questo lungo processo verso la libertà dei popoli, è importante riprendere le nostre sorti in mano e che i cittadini partecipino attivamente alla Polis, senza cedere ai ricatti economici e politici. Il cambiamento oggi deve essere orizzontale, ci coinvolge tutti, ci chiama a fare un salto che non dobbiamo più delegare ad altri. Vogliamo veramente perdere tutto ciò per cui abbiamo lottato nel corso dei secoli, oppure tornare indietro ad alcune forme di oscurantismo di cui vediamo agitarsi i fantasmi ?
Vi lascio con questa domanda e ci auguro un Ritorno della Luce, nella Luce e per la Luce, in maniera sempre propositiva e ottimistica.