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Quando le stelle si nascondono, nasce il desiderio

Il desiderio si fa beffe di ogni sforzo umano e lo rende degno. Il desiderio è il vero e anarchico agente segreto: non c'è da meravigliarsi che la gente voglia arrestarlo e rinchiuderlo in un posto sicuro.
Hanif Kureishi

Voi sapete cosa vuol dire desiderio? L’etimo nella parola desiderio viene dal latino e si compone della particella privativa de e dal termine sidussideris (pl.sidera), che significa “senza stelle”. Sembra infatti che il termine abbia avuto origine dal linguaggio degli antichi aruspici che, trovando il cielo coperto dalle nuvole, non erano in grado di compiere le loro divinazioni, non potendo vedere le stelle. Anche il verbo considerare contribuisce alla comprensione dell’etimologia: si compone da cum + sidera (con le stelle) e, originariamente, significava "divinare", cioè profetizzare, interpretando le stelle. Entrambi i termini ci rimandano a un collegamento con le stelle, con uno spazio infinito. Desiderare si collega, quindi,  a una condizione di assenza di infinito, che spinge verso qualcosa di più grande di sé. Infatti, la cultura greca ha inteso prevalentemente il desiderio come una specie di nostalgia della beatitudine originaria, delle origini divine. Il desiderio scaturisce quindi da uno stato di insoddisfazione, da un senso di “mancanza”, o dal bisogno di  trascendere un limite.

Sotto lo sguardo delle religioni, il desiderio si riveste di toni cupi e maligni. Per il cristianesimo medievale esso proviene dal peccato e porta al peccato. Il Concilio di Trento (1545), aderendo allo spirito rinascimentale, tentò una mediazione tra il pensiero antico e quello cristiano ove il desiderio è il residuo più fedele della nostra chiamata divina, anche se bisogna passare attraverso la lotta e la disciplina spirituale (askesis) per smascherare  gli idoli arti­ficiali dei nostri desideri. Per il buddismo e l’induismo la sofferenza scaturisce dal desiderio. Se si ha tutto, non si hanno desideri. Se non si hanno desideri, non c’è passione nella vita e quindi non c’è sofferenza. Desiderare qualcosa ci espone alla sofferenza, alla delusione o a una bramosia senza fine, ad atti  sconsiderati o istintivi. Se l'anima umana aspira sempre all'infinito, lo desidera e lo cerca, il suo desiderio rimane spesso intrappolato nel mondo delle cose, nel limite della forma. Alla continua ricerca di qualcosa che possa colmare questo vuoto d’infinito, lo facciamo in modo illusorio, tendendo verso il consumo di cose finite. Desiderio è  movimento dell’anima verso qualcosa di più grande e di più profondo,  che a volte mascheriamo in cose più mondane. Quando non vediamo più le stelle, allora le sogniamo.  Sognare è la capacità di vedere oltre,  di superare i limiti della ragione, dei corpi, dei condizionamenti culturali. E’ ricordare le stelle che non vediamo più.

 

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